La Befana vien di notte…

Finalmente un sogno che riempie il cuore di gioia e fa ritornare bambini.

Con la testa appoggiata sopra le ginocchia della mamma vicino al caminetto, mentre mi accarezzava i capelli, ascoltavo la sua dolce voce che mi raccontava una bella fiaba. Ero felice e contento. Mi sentivo cullare e le fiamme del camino si univano alle sue coccole mentre dai vetri della finestra si vedeva cadere la neve.  Ma il mio pensiero era molto concentrato su quanto poteva accadere nelle prossime ore per il tanto atteso arrivo della Befana.

Considerando che la cara vecchietta porta da sempre regali ai bambini buoni mi domandavo: chissà se anch’io potrò avere un dono? In quel momento non mi interessava cosa ricevere ma soprattutto essere annoverato tra i bambini meritevoli. In fondo, pensavo, la Befana, che conosce i desideri dei piccoli, avrebbe sicuramente soddisfatto quanto bramavo e, tutto sommato, se la sarebbe cavata con poco, visto che aspiravo ad un libro di racconti.

Intanto la mamma, accortasi che si era fatto tardi, mi invitava ad appendere al chiodo robusto infilzato nella cappa una bella calza perché tra poche ore sarebbe passata la Befana a lasciarmi il dono tanto desiderato. Completata l’operazione, andai a letto con il pensiero fisso alla calza. L’avevo lasciata vuota e penzolante; avrei tanto sperato di rivederla con una forma diversa, quasi cicciottella. Intanto il tempo scorreva; mi giravo e rigiravo in continuazione, cambiavo spesso posizione e la testa sul cuscino, a tratti, ma in realtà sembrava che fosse il cuscino a girare intorno alla mia testolina. Visto che mi trovavo in uno stato di dormiveglia la tentazione fu tale che, senza farmi sentire dal resto della famiglia, mi alzai e, in punta di piedi, con l’occhio fisso al buco della serratura, mi misi a sbirciare. Essendo buio l’unica cosa che riuscivo a vedere era il riflesso luminoso delle deboli fiamme che uscivano dal camino.

Poi, probabilmente, desideroso di dare un senso alla mia iniziativa, improvvisamente, con la fantasia, ho visto tanti bambini suonare uno strumento musicale. Mentre qualcuno percuoteva con dei bastoncini di legno un cartone come se fosse un tamburo altri soffiavano dentro un tubo di plastica come se fosse una trombetta; altri erano intenti a pizzicare corde tese ove in genere si tendono i panni da asciugare ed altri ancora intonavano una semplice melodia. Le immagini e la musica che mi arrivava erano così meravigliose che non riuscivo a staccarmi dalla serratura finché non si spensero i bagliori del caminetto e decisi di ritornare nel mio lettino.

Mi addormentai felice per alcune ore. Poi, con gli occhi ancora gonfi di sonno e aspettando le prime luci dell’alba, decisi di alzarmi, precipitandomi di corsa in cucina.

Che spettacolo meraviglioso… Vidi quella calza trasformata in qualcosa che poteva farmi sperare nella visita della Befana. Avevo il cuore che balzava dalla gioia e, allungando le braccia, afferrai quella calza con tante aspettative.  L’abbracciai e mi resi subito conto della sua consistenza. Con lo sguardo rivolto verso il camino cercavo il volto della Befana per ringraziarla mentre dalla calza uscivano tanti suoni che creavano una musica dolce e sublime.

Qui si interrompe la narrazione perché coincide con la fine del sogno.

Buona festa della Befana a tutti i bambini del mondo, ma anche agli adulti, convinti che la ‘manifestazione’ con le belle sorprese, nonostante le difficoltà della vita, se si desidera veramente con il cuore, arriva a tutti.

 

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2 comments
  1. Grazie di cuore all’autore Salvatore Dell’Atti per averci accompagnato con delicata maestrìa in un tenero viaggio alla riscoperta di momenti magici e puri legati alla nostra infanzia. La limpida gioia delle vere Feste, la felice innocenza, la sincera speranza… Auguriamoci davvero che queste profonde atmosfere possano riemergere dal nostro animo e portarci la serenità e la pace di cui abbiamo tutti tanto bisogno.

  2. Grazie Salvatore per avermi riportato a quando, bambina, aspettavo con ansia e gioia la mattina del 6 gennaio. Mi alzavo prestissimo per andare a vedere se in cucina, dove c’era una grande cappa sopra i fornelli, la dolce vecchietta avesse avuto la voglia e il tempo di lasciarmi qualcosa. Era sempre una gioia e l’Epifania che ricordo con più piacere fu quella mi fece trovare attaccato al filo sotto la cappa, insieme ai dolci il libro di “Pippi Calzelunghe” che ancora conservo con amore. Grazie di cuore per avermi fatto riassaporare quei bei momenti.

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