Un appuntamento, una conversazione, un’atmosfera che riecheggia i costumi, i colori e i sapori della Roma anni ’80, in nome dell’arte e del bel vivere tra jet set e cultura. E’ questo il quadro in cui si inserisce l’incontro con la stampa e appassionati del settore presso La Galleria d’arte” La Colonna” a Salice, sullo sfondo di suggestioni fotografiche di Francesco Congedo, testimonianze di un viaggio tra le bellezze naturali umane.
Nella serata è stato presentato il libro “Le sottane di Dio” edito da Il Raggio verde (178 pp) di Francesco Buja, lo scrittore-giornalista eclettico noto già per la sua provocatoria trasmissione “Sentinelle del mattino” su Radio Portalecce e cronista di molte testate, non ultimo direttore del periodico “Il giallorosso”.
Il responsabile della Galleria, Giovanni Greco, dialoga con l’autore, all’uopo incerto se definirlo Dongiovanni o Casanova. In realtà il primo manca dell’arte oratoria che contraddistingue il secondo. Effettivamente nella descrizione del relatore si evince che si ha a che fare con un amante pluralistico, senza complessità di problemi sentimentali, infedele per sistema oltre che per istinto, autore di conquiste ma disposto a rinunciare alla lotta per la donna. Al centro di tutto riferisce Greco vi è la bellezza dell’arte vissuta in regime di piena idolatria nel contesto di una presenza vistosa di varie classi sociali, con la preminenza criticamente plateale di quella aristocratica. La storia è quella di Franco, riconosciuto all’unanimità fine intenditore d’arte, nonché critico che brilla nella società d’avanguardia in un clima capitolino soporifero nel senso di poeticamente decadente. Franco fa parlare di sé, ovunque lui giunga tra la marchesa Maria Antonietta Stefanelli e uno stuolo di donzelle di varie età in cui egli diventa il “Cultore delle Muse”. L’ambiente giornalistico che nella trama altresì lo attornia ripropone anche il polimorfismo del protagonista, in un certo qual modo autobiografico, estimatore raffinato delle opere d’arte con uno spazio dedicato alla godibile arte culinaria che riempie le pagine del volume. In sintesi il cosiddetto prof, titolo che egli respinge, onnipresente, colto e maledettamente interessante e interessato al tema dell’amore, vive la bellezza estetica desiderando più che mai di trascenderla, cercando la lampada della fede che si nasconde dietro la paura della morte e il combattimento dei mali interiori, fino ad indagare il mistero di Cristo.
Per saperne di più gli abbiamo fatto alcune domande.
Le sottane di Dio, un titolo tendenzioso, un accento misto di sacro e profano. Perché?
Un titolo provocatorio che coniuga l’insoddisfazione umana che viene provvisoriamente colmata nella frivolezza delle sottane con la ricerca poi di qualcosa di più alto. Ecco perché si abbina la sottana a Dio. In effetti è quasi un ossimoro ma poi nella narrazione si rivela non essere tanto distante dalla suprema divinità , l’una è propedeutica per la strada verso l’altro e l’alto.
Dove ti trovavi quando hai pensato al libro? Che cosa ti ha ispirato?
Sicuramente alcune inquietudini esistenziali che sono anche mie proprie e poi questo voler raccontare sicuramente in un’impronta dannunziana, che lega la carnalità alla spiritualità.
A quale fascia di lettori è destinato?
Certamente non ai minorenni, giacché racconta la vita godereccia del protagonista e di tutte le donne che gli ruotano intorno. E’ un libro , come dicevo, sulla falsariga dello stile di D’Annunzio, poiché il Vate nella parte finale della sua vita si avvicina anche se a modo suo con una religiosità esoterica e superficiale al Creatore. Alcune testimonianze rivelano di quanto sia preso dalle figure di Gesù Cristo e di san Francesco D’Assisi. E a suo onore c’è da dire che elargiva copiose donazioni ai francescani.
Questo libro ti ha consacrato scrittore alternativo.
Si, lo ha detto anche l’editrice Antonietta Fulvio, molto sorpresa da questa struttura del tema, assolutamente innovativo.
Che cosa ti aspetti dalla diffusione di questo tuo lavoro letterario? Il consenso della critica o l’approvazione della gente comune?
Volendo essere ambiziosi, entrambi.
Grazie Daniela, anche se non ho letto il libro, le tue parole mi hanno incuriosita. Anche grazie all’intervista ho conosciuto l’autore un personaggio interessante. Niente da dire sul tuo stile come al solito preciso e unico
Bel pezzo giornalistico e bella intervista davvero : analitica , precisa e mirata : complimenti , si descrivono l’ ambizione e la ricerca dell’ Eterno nell’ atmosfera incantata creata dall’autore nella Roma barocca e godereccia che ci porta a sognare . Libro da consigliare a giovani e adulti per unire alla lettura piacevole la ricerca del senso della vita . Bravo Francesco Buja che ha trovato una sua dimensione da Autore .