Sant’Antonio, il fuoco e Prometeo

Camillo Procaccini, Le tentazioni di Sant’Antonio Abate

Si narrano molti aneddoti e leggende sulla colleganza fra sant’Antonio abate e il fuoco. In particolare un suo “viaggio” all’Inferno per rubare il fuoco e farne dono agli uomini, quasi novello Prometeo.

Una particolarità curiosa della storia sottolinea che il Santo, prima di dedicarsi alla vita contemplativa nel deserto, sia stato un porcaro. Un giorno molto freddo l’anacoreta effettua un “viaggio” oltremondano alla volta dell’Inferno per verificare le condizioni dei dannati, oltre a voler rubare il fuoco ai demoni. Vi resta tre giorni, ne esce con il suo bastone che, da un lato, è divenuto un tizzone ardente e recitando una sorta di giaculatoria (Fogu, fogu,/ Peri su logu,/ Peri su mundo /Fogu cecundo) diffonde il fuoco, prima non conosciuto, per il mondo che, nella versione di Calvino edita nelle Fiabe Italiane, diventa fuoco, fuoco,/per ogni loco,/per tutto il mondo/fuoco giocondo!.

Vi è somiglianza, a grandi linee, con il racconto mitologico di Prometeo che preleva il fuoco per farlo conoscere gli uomini, nascondendolo in una ferula. Zeus, padre degli Dei, se ne accorge e lo punisce confinandolo nel Tartaro. Confrontando meglio le due storie salta subito agli occhi la presenza della formula di benedizione di Antonio del tutto assente, unitamente alla sfera del sacro, in Prometeo (etimologicamente colui che pensa prima). In sostanza l’eremita deve sopportare le tentazioni delle creature infernali ma ne esce vincitore, anche con il fuoco, mentre Prometeo, benché filantropo, subirà la punizione divina.

A ricordare che l’eremita si reca all’Inferno per sottrarre il fuoco vi è anche una filastrocca del napoletano che lo invoca affinché liberi gli uomini da lu ffuoco ‘nfernale e fuoco ardente non dimenticando che così frena anche il fuoco morale delle passioni.

Nell’iconografia è raffigurato generalmente insieme ad un maialino e un campanello; questo sembra avere il privilegio di donare la vita dell’intelletto, la parola ai balbuzienti e dunque un’ulteriore allusione al bastone generatore della vita. Se il campanello, in modo traslato, richiama la musica, quanto accaduto all’Inferno è interpretato nella seguente opera: Sant’Antonio Abbate l’eroe trionfator dell’inferno, oratorio posto in Musica dal Signor D. Ant. Maria Pacchioni (1677). L’unico rammarico è che purtroppo la musica è andata perduta; o l’ha bruciata Lucifero?

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