Dal 12 settembre si torna fra i banchi di scuola: tanti i problemi e la confusione

Ci risiamo: il 12 Settembre la campanella di molte scuole leccesi ha ricominciato a suonare. Quest’anno scolastico inizia con grandi aspettative: è l’anno del totale ritorno alla normalità, dello stop alle mascherine, alla DAD, niente più barriere relazionali insomma. Nonostante ciò, si tratta di un ritorno a scuola amaro, perché la situazione è confusa e, come se i problemi del passato non fossero sufficienti, se ne sono aggiunti di nuovi. Quest’anno, il rincaro dei prezzi ha colpito anche l’ambiente scolastico e sta mettendo in ginocchio molte famiglie italiane. Continuano infatti ad aumentare i costi del materiale didattico (penne, quaderni, astucci, zaini, diari), basti pensare che i prezzi dei diari si aggirano dai 18 ai 25 euro! Non è tutto: è in rialzo anche il prezzo dei libri di testo, intorno ai quali si è creato un incredibile business: vengono sostituiti ogni anno, solo per lucrare dando alla luce nuove edizioni.

Quest’anno, secondo le stime, ogni famiglia, soprattutto di alunni di medie e superiori, deve far fronte a spese pari a 1000/1200 euro per acquistare tutto il necessario per affrontare l’anno scolastico. I costi sono decisamente eccessivi e non esistono aiuti concreti per le famiglie, poiché ogni servizio è scarso e inefficiente.
Purtroppo quello dei costi non è l’unico problema della scuola italiana. Guardiamo la situazione degli insegnanti. Secondo i calcoli di Tuttoscuola, solo il 44% dei posti previsti dai concorsi finirà in cattedra, sia perché i concorsi banditi nel 2020 per la secondaria non si sono ancora conclusi sia perché perfino il concorso bis, attivato a giugno scorso di gran fretta, e solo con esame orale per accelerare i tempi, non è giunto al termine. Per non parlare poi del concorso per le Stem, dall’inglese “science, technology, engineering and mathematics”, stralciate da quello generale perché ritenute discipline prioritarie: la selezione per Fisica e Matematica è stata così severa che non ha aiutato a colmare le lacune presenti. Si ripeterà dunque lo stesso scenario degli anni precedenti: molte cattedre resteranno vuote fino a ottobre-novembre e risulterà difficile garantire qualità e continuità didattica agli studenti.
Non dimentichiamo poi il solito problema della mancanza di aule e strutture in generale. Molti istituti sono costretti ad adibire ad aule anche gli spazi più impensabili, ci sono ancora scuole che non dispongono di palestre, inoltre, le classi sono sempre più numerose, si creano le cosiddette “classi pollaio” con più di 29 alunni stipati in aule troppo piccole, dove l’aerazione è scarsa.
Insomma, gli anni passano, ma la situazione scolastica non migliora. Bisognerebbe riformare l’intero sistema scolastico, investendo realmente in questo settore, nella formazione dei futuri cittadini del mondo e chissà se il voto del 25 Settembre contribuirà a creare un governo che, tra le altre cose, abbia a cuore le sorti della scuola italiana, dei suoi alunni e di chi ogni giorno lavora al servizio dello Stato.
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