Concluso il “Festival dell’antimafia”: il 30 aprile un convegno su legalità e trasparenza

Si è concluso Mercoledì 30 aprile, il Festival dell’Antimafia, organizzato presso l’Università del Salento: tre giornate dedicate all’evento con un seminario moderato da Antonio Franco, studente di Giurisprudenza al IV anno, sui temi della trasparenza e legalità nell’amministrazione pubblica ed in particolare sul contrasto al fenomeno della corruzione.

Il seminario ha visto il coinvolgimento dell’illustre ospite Avv. Consuelo del Balzo, Consigliere presso l’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) e la partecipazione di Francesco Tuccari e Pierluigi Portaluri, entrambi Ordinari di Diritto Amministrativo presso l’Università del Salento; insieme all’intervento di Alessandro Sbarro, ricercatore di Diritto Penale.

A esordire è l’Avv. Del Balzo che ha illustrato i poteri chiave esercitati da ANAC non solo nella regolamentazione dei fenomeni di corruzione per garantire l’integrità della pubblica amministrazione, ma anche i due ruoli di prevenzione e vigilanza.
Gli episodi corruttivi sono nel mirino di chi lavora presso ANAC, andando ad intendere tutti quei comportamenti in senso lato di corruzione amministrativa.

L’incontro svoltosi tra i banchi universitari ha visto partecipi studenti, adulti, esterni e dottorandi, perché il tema trattato rappresenta qualcosa che si insinua trasversalmente nelle più piccole realtà e porta ad interrogarsi sulle responsabilità di un sistema, come quello amministrativo, che prima di tutto occorre che sia trasparente. È su questa parola che ci si è soffermati richiamando le parole di Filippo Turati e la sua metafora lasciata in eredità agli amministrativisti e non solo: la pubblica amministrazione sia come una casa di vetro. La stessa trasparenza per cui i dati devono essere resi noti sulle pagine di amministrazione e gli strumenti offerti dal mondo politico devono essere utilizzati nella scelta di chi porre alla guida di questo desiderio di crescente trasparenza, calcando i passi di un percorso di cittadinanza attiva.

Andando in ordine, si sono susseguiti gli interventi di Alessandro Sbarro, che parte proprio dalla presa di consapevolezza della mancanza di una cultura dell’etica pubblica, e di un conseguente modo di intendere gli obblighi in maniera puramente burocratica. Sottolinea come il tratto comune che unisce il mondo penalistico a quello amministrativistico sia proprio quello della prevenzione, nonostante gli istituti si sviluppino in maniera differente nell’ambito di applicazione delle diverse discipline.

“Non dobbiamo essere né ipocriti né moralisti”. È così che Pierluigi Portaluri esordisce a proposito della crisi di alcuni articoli costituzionali che riguardano la Pubblica Amministrazione e che talvolta si sostanziano nell’abuso dell’art. 97, piegato agli interessi di volta in volta in gioco, o ancora nella crisi della separazione dei poteri dello Stato. Diventa essenziale dichiarare che cosa si intenda per legalità: ogni giudice ha una missione e dovrebbe compiersi alla luce della dichiarazione di una Costituzione di valori, continua Portaluri, sottolineando la necessità della Pubblica Amministrazione di riappropriarsi del suo ruolo così come il legislatore di quello istituzionale. Si è proseguito citando concetti chiaramente esposti e che meriterebbero un’analisi più precisa senza alterare concetti oggi attuali ed urgenti, quali la “paura della firma”, “la restituzione del coraggio di amministrare”.

Francesco Tuccari osserva come la prevenzione comincia a diventare più vicina a un concetto di prevaricazione. Nomina lo Stato di Diritto e il principio di separazione dei poteri identificandolo maggiormente nel suo cambiamento come “un addomestico principio di ripartizione delle competenze”, descrivendolo come una deriva creazionistica dove il giudice sta diventando un giudice ex post nella creazione effettiva di norme ritenute vincolanti. Avviandosi verso la conclusione, riprende il concetto della “casa di vetro” di Turati, sottolineando l’urgenza che questi vetri non si perpetrino nel buio, ma assurgano ad un modello compiuto di trasparenza e legalità.

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