Molti conoscono la terapia psicologica centrata sulla persona, di cui è padre Carl Rogers, famoso per aver valutato positivamente le risorse e le potenzialità presenti nell’individuo. E, a ben vedere, terapia e arte diventano termini analoghi, considerato il lavoro “architettonico” e di cesello che il terapista fa alla mente umana in doverosa sintonia con il “cliente”, come è definito nella dialettica linguistica rogersiana e ora non più soltanto.
Qualcuno ha detto già anche che ciascuno è medico di se stesso e l’affermazione è ben supportata. L’essere umano infatti si trasforma in demiurgo e “crea” il proprio destino essendone faber e imprimendo altresì una tendenza personale nell’agire nel proprio micro ambiente sociale. In questa meta-morfosi le “scienze” arte, danza, musica, chiamate in causa, possono far conseguire esiti brillanti incredibili.
Lo studio della psiche diviene ars, come dicono i latini, caratterizzandosi altresì come psicologia dell’arte, poiché agisce entrando nei meandri della “creattività”, sinonimo di rivelazione, argomento spettacolare: l’uomo non sessualmente ma umanamente parlando, dunque la persona.
Uno psicoterapeuta “religioso” della materia o semplicemente un esecutore di metodi e teorie psicologiche può giungere a facilitare capovolgimenti interiori che sono veri e propri miracoli di vita. Basta fidarsi, confidare e affidarsi al proprio medico dell’anima non dimenticandocisi che l’alleanza terapeutica è il segreto della guarigione per un risultato unico di tutto rispetto sempre da propiziare. E in questa trasformazione semiotica le più disparate arti incidono nel cammino che porta il cliente/paziente a “laurearsi” dottore in arte varia.
Argomento molto interessante ,cara Daniela ,espresso come al solito con una terminologia appropriata e specifica .Grazie