Anticamente l’arte era qualcosa da vivere sotto una forma magica e da rispettare poiché facente parte di quella sfera misteriosa quale è quella umana. Con il tempo questa “materia” è diventata una vera e propria “risorsa” da coltivare ed in era postmoderna valutata come elemento irrinunciabile in tutte le sue componenti nella quotidianità. Si parla infatti di discipline creative in un’ottica di ottimizzazione del tempo libero. Già negli anni ’60, diffusasi negli USA, la psicologia umanistica ha posto interrogativi filosofici in seno a bisogni, obiettivi e soddisfazioni nella realtà sociale e delle relazioni precipuamente umane. Condividendo l’interesse verso le arti difatti ci si arricchisce spiritualmente in senso diffuso, altresì l’era romantica docet, come lascia chiaramente intendere nei suoi saggi Ralph Valdo Emerson, tanto per esemplificare.
Se ben osserviamo le arti si trasfondono fisicamente nelle loro espressioni da quelle letterarie, così via, influenzandosi vicendevolmente. Pittura, scultura e design, teatro, danza e musica correlate restituiscono immagini dei periodi storici che le riflettono obiettivamente. Tuttora prevale l’arte intesa come forma di terapia eccelsa, quella che di qualsivoglia natura riesce a colmare vuoti esistenziali e frattanto sviluppa talenti in nuce, nel contempo offre generosamente contesti tutti da vivere, destinando alla memoria la propria storia. Chi, appassionato, può fare a meno delle opere liriche o il visitatore di gallerie d’arte si priva del piacere di esperire emozioni legate alla fruizione di dipinti siti in pinacoteche che hanno ispirato e “guarito” lasciando felici impronte nel passaggio vitale dei loro cultori, da devolvere ai posteri? La testimonianza è racchiusa negli archivi della stampa.