Incontriamo Onur Uysal che, a Lecce, ha preparato e realizzato lo spettacolo Il giudizio, liberamente ispirato a Il processo degli animali contro l’uomo, una delle favole mistiche scritte tra l’VIII ed il X secolo nell’area di Bassora, tratta dalle Epistole dei Fratelli della Purità una società segreta gli Ikhwan al Safa, e prodotto da Astràgali Teatro, all’interno del progetto europeo di residenza artistica “Karagöz and the Marvelous Turkish Shadows” sostenuto dal Programma Culture Moves Europe dell’Unione Europea e dal Goethe Institute. (L’evento si è svolto a San Cesario di Lecce, presso la storica sede dell’ex Distilleria De Giorgi, il 16 febbraio 2025).
Uysal attore e maestro di Karagöz o più semplicemente di ombre turche, ha portato in scena, in collaborazione con l’attore Matteo Mele, una storia che parla di animali che si ribellano agli uomini, in una rivisitazione teatrale destinata ad un pubblico più giovane, che nell’elaborazione della drammaturgia ha visto anche il coinvolgimento di Fabio Tolledi. Lo spettacolo ha radici profonde e trova la sua linfa nello spettacolo L’isola degli animali, nato dopo un lungo lavoro di traduzione dall’inglese, ad opera della dottoranda in filosofia UniSalento Flavia Antico, del libro The Island of Animals di Denys Johson – Davies e, dall’arabo di parti dell’antico libro: Il processo degli animali contro l’uomo, da parte della docente di Lingua e Letteratura Araba UniSalento Gloria Samuela Pagani, in seguito riscritto e diretto da Fabio Tolledi, direttore artistico di Astràgali Teatro.
Onur Uysal è un attore turco, nel 2005 entra a far parte del Teatro di Stato di Ankara. Lavora in diverse produzioni dirette da registi quali Akir Guzurman e da Aise Emel Mesci. Collabora anche con numerose compagnie teatrali indipendenti, tra cui Bornova Bel Sehir Theatre di Izmir. La sua interpretazione in Sacco e Vanzetti diretto da Volkan Yosunlu e prodotto da Theatre Mayna ha ricevuto numerosi riconoscimenti. L’arte del Karagöz, di cui ne è divenuto maestro, l’ha appresa nel corso degli anni, spinto dalla necessità di raccontare un’arte antica e preziosa.
Cos’è il Karagöz ed in cosa consiste?
Su Wikipedia leggiamo che il teatro delle ombre tradizionale turco è il Karagöz, ma se ponessimo la stessa domanda ad un maestro di Karagöz, la risposta non sarebbe la stessa. Il teatro delle ombre non ha colori, mentre l’arte di cui vi parlo porta in scena personaggi caratterizzati da colori marcati e brillanti. In uno spettacolo di Karagöz sono rappresentati tutti i componenti della società e i temi trattati variano a seconda del pubblico a cui è destinato.
Come si prepara uno spettacolo di Karagöz?
Preparare uno spettacolo di Karagöz è abbastanza complesso, perché non si tratta solo di recitare o manovrare delle marionette (anche questo termine è inadatto poiché le figure prendono vita attraverso un sapiente uso di uno o due bastoncini e non fili), ma è necessario conoscere anche l’arte del disegno, dell’incisione, dell’intaglio e della pittura, bisogna saper cantare, suonare degli strumenti e recitare. Il procedimento richiede molto tempo. Innanzi tutto, si disegnano su carta le figure dei personaggi che si andranno a rappresentare, poi, si riportano sulla pelle, solitamente di mucca. Personalmente utilizzo una speciale pelle, che proviene da Bursa, una città che si trova a sud del mar di Marmara in Turchia, lavorata con un metodo antico e seguendo la tradizione turca che prevede vari e precisi accorgimenti. Infatti, dopo vari lavaggi, la pelle viene fatta asciugare al sole ed in seguito la si sottopone ad un passaggio di stiratura con particolari macchinari tanto da renderla translucida e dal particolare colore ambrato. Successivamente, incido e taglio le figure riportate sulla pelle, le dipingo con colori adatti affinché quest’ultimo impregni la pelle ma ne mantenga la trasparenza, e una volta completato il personaggio o l’animale in questione, infilo un bastoncino, nella parte apicale e/o in quella che più si deve muovere, per caratterizzare la figura. Tutti i personaggi sono animati dietro una sottilissima tela di cotone bianco, che a differenza del teatro delle ombre tout court, ne restituisce la grandiosità dei colori. Ogni personaggio, umano o animale ha una voce che lo identifica, quindi quando si prepara uno spettacolo è necessario partire dal testo e poi renderlo accattivante attraverso la voce e il canto. Il Karagöz viene definito un gioco, e tale deve restare, perché la sua funzione è principalmente quella di raccontare storie.
Come nasce la sua passione per il Karagöz?
Per me è molto importante rispondere a questa domanda, perché mi offre l’opportunità di ringraziare la Compagnia Astràgali Teatro ed in particolare l’attrice Roberta Quarta che insieme al mio Maestro Fabio Tolledi, Direttore artistico della suddetta Compagnia, più di dieci anni fa, hanno fatto in modo di coinvolgermi in un’esperienza straordinaria, consentendomi di far conoscere questa antica arte, nel corso di un Meeting Internazionale. Confesso di essere stato molto titubante all’inizio ma fortunatamente, sono stato molto aiutato dai miei colleghi e amici turchi, che per l’occasione si sono molto prodigati. Sarò per sempre grato al mio amico carpentiere turco Nazmi Ozer che costruì e poi mi regalò il palco, che ancora oggi utilizzo ed al mio amico maestro di Karagöz Tufan Unlu che mi prestò i suoi Tasvir (personaggi). La passione è cresciuta nel corso del tempo studiando con il grande maestro Metin Kurtoglu, che mi ha insegnato tutti i procedimenti più antichi, ed approfondendola con altri maestri ed in altri luoghi del Mediterraneo, quali Grecia e Tunisia. Oggi ho una mia precisa idea ed un mio stile, anche in merito alla grandezza dei personaggi che porto in scena, perché sottolineo che le misure dei Tasvir variano da pochi centimetri a quasi due metri.
Quali sono gli argomenti trattati in uno spettacolo di Karagöz, vi è differenza tra quelli di un tempo e quelli di oggi?
Tanto tempo fa, prima che la televisione fosse un oggetto comune in tutte le case, nel mio paese il Karagöz era utilizzato per trattare vari argomenti, da quelli politici a quelli riguardanti la società, soprattutto nel periodo del Ramadan questo tipo di spettacolo era un modo per intrattenere e far divertire i bambini e le bambine. Il Karagöz permette di parlare a tutti in un linguaggio universale. Ricordo con gioia i sorrisi di adulti e bambini provenienti dalla Siria, in una delle tante cene organizzate dalla Compagnia Astràgali e il grande riscontro durante lo spettacolo “La prova”, e ancora, l’emozione dei bambini in questo mio ultimo spettacolo. Ciò che tento di portare nei miei spettacoli è un po’ di felicità, accompagnata, spero, da qualche piccola riflessione.
La nuova tecnologia potrebbe, in qualche modo, modificare lo svolgimento di uno spettacolo di Karagöz?
Il Karagöz è una forma teatrale che ha ormai più di settecento anni. Io credo che, in quanto patrimonio culturale, che fa da ponte tra il Mediterraneo e i Balcani, continuerà a svolgere la sua funzione, senza dover necessariamente piegarsi ad essa.
Quali sono i suoi progetti futuri?
Mi piace pensare che in futuro sarò un attore stabile della Compagnia Astràgali, perché ritengo che il posto di un attore o di un’attrice, sia quello che consente di dedicarsi all’arte in maniera completa, senza pressioni e/o condizionamenti.