L’analisi: Lecce, i perché dell’impossibile

MiccoliLecce – Questa volta è impossibile nascondersi dietro ai meriti di un avversario che, seppur in dieci, sia riuscito a strappare un punto al “Via del Mare”. Il 3-3 di ieri sera contro la Vigor Lamezia palesa ancora una volta i limiti, ieri maledettamente tecnici oltre che psicologici, di una squadra che fatica a rialzarsi anche quando le battistrada arrancano e si rallentano a vicenda in vetta, ora occupata dal Benevento dopo la vittoria contro la Juve Stabia contestuale al successo della Casertana contro la Salernitana.

Lo sfondo della contestazione ormai partita dalla Curva Nord, e approvata da tutto il pubblico presente, è lo specchio di un baratro senza uscita: il Lecce non riesce a chiudere la partite, e la giornata dell’Epifania ha descritto un altro capitolo di questa saga. Dopo il 3-2 di Moscardelli, gli errori di Doumbia e Della Rocca a pochi passi dal traguardo hanno mancato il gol del k.o. che avrebbe ovviato anche al colpo di coda di Held, maturato dopo due miracoli di Caglioni.

DonidaErrori o deficienze strutturali? Le chiavi del mancato successo di ieri, è inutile negarlo, si nascondono dietro a gravi mancanze della retroguardia leccese, intrisa di quello spirito natalizio che ha portato tre regali scartati con euforia dall’attacco lametiano. Sono improponibili, per una squadra che ambisce al ritorno in Serie B, certi errori, sbagli che fanno interrogare i più sulla loro natura di disattenzioni o di totali assenze di nozioni tecnico-tattiche. Se è lontanamente giustificabile il retropassaggio di Filipe dopo 2’ che ha innescato il vantaggio di Del Sante, non si può dire altrettanto delle interpretazioni horror sui movimenti difensivi nei due gol calabresi della seconda frazione. La ripartenza che ha portato Malerba al gol è stata innescata da una totale dimenticanza di tutto l’asse destro difensivo che ha dimenticato il centrocampista biancoverde, freddo nel realizzare di fronte a Caglioni. Poi il patatrac finale nell’azione che, a due minuti dalla fine, ha premiato la caparbietà di un Lamezia che ha riacciuffato il Lecce nonostante il power-play a favore dei salentini. Lo scarico di Lepore a Donida doveva essere seguito da un lancio lungo, di quelli che cinquant’anni fa erano definiti “alla viva il parroco”, invece che dalla ricerca di un improbabile dribbling, forse dopo un controllo difettoso, che ha fatto felice solamente Montella, miccia dell’azione del pari di Held.

Fantasmi in campo – Al di là degli errori visti ieri, sarebbe riduttivo ridurre la vittoria alle mancanze della difesa giallorossa, seppur molto grossolane. Il 4-4-2 proposto da Dino Pagliari, interessante per la proposizione dal 1’ del duo Miccoli-Moscardelli, ha palesato la presenza di qualche carenza, non solamente ascrivibile all’assenza di elementi importanti come Mannini, Salvi, Papini e Abruzzese. Sulle fasce, offensive e difensive, qualcuno può dare di più, soprattutto per l’importanza che il tecnico marchigiano ha dato al gioco laterale viste le assenze al centro del campo. Forse, i più non si aspettavano un campionato con questa piega dopo la fine del girone d’andata ma Lecce, il Lecce, ed i suoi tifosi, più che di nomi, hanno bisogno di gente che provi a lottare fino alla fine, mossi dalla sana arma della fame di vittorie. 

Emozioni vanificate – La fame, quella agonistica, è stata incarnata ieri da tre colonne della rosa di quest’anno. Checco Lepore, Fabrizio Miccoli e Davide Moscardelli hanno provato fino alla fine a regalare un epilogo felice alla prima partita del 2015. Il ragazzo delle ex Case Magno ha impresso una svolta pazzesca alla partita, entrando al posto di Alessandro Carrozza e rendendo la fascia destra offensiva più pericolosa, una fonte di pericoli per la porta difesa da Rosti, con l’apice dell’assist ad occhi chiusi per Davide Moscardelli. Poi il gol, una perla di rabbia, sicurezza e velocità di esecuzione nel gioco di gambe ad ammattire Rapisarda prima del fendente fatale. Proprio Moscardelli, seppur in sordina data la difficoltà dettata dal ruolo di prima punta, è stato un altro lottatore indomito e altrettanto rabbioso. Il capitano è stato l’unico a crederci nel primo tempo, e se la sua punizione non si fosse infilata perfettamente in porta al 38’ la partita avrebbe potuto prendere ben altra piega, indipendentemente dall’espulsione di Puccio al crepuscolo del primo tempo. Il Lecce deve ripartire da loro.

Pronto riscatto – In questo quadro nero, uno spiraglio lo si può intravedere dal pronto riscatto a disposizione degli uomini di Pagliari. Già domenica 11 gennaio il “Via del Mare” riaprirà le porte per la sfida, valevole per la prima giornata del girone di ritorno, contro la Lupa Roma, partita in cui rientreranno Papini, Salvi e quasi sicuramente Abruzzese. Il trittico di partite che comincerà contro i capitolini, e proseguirà con il match di Barletta e con la partita casalinga col Matera, sembra quasi una (pen)ultima spiaggia, almeno per tastare le residue speranze di rimonta prima degli scontri diretti, da giocarsi nel cuore del girone di ritorno, contro le big Benevento, Juve Stabia, Casertana e Salernitana. 

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