Lecce-Foggia: l’analisi. Un gol per crederci?

Lecce – Lottare fino alla fine, crederci fino all’ultimo pallone, non mollare mai fino all’ultimo secondo utile. La vittoria di ieri contro il Foggia, maturata a pochi secondi dal suono della sirena finale, deve rappresentare il credo da affrontare in queste ultime tre giornate di campionato.

La rete di Doumbia, arrivata al 93’ di una partita dove l’attacco giallorosso ha sprecato l’impossibile prima di poter gioire per i tre punti, può essere letta come un comando da mettere in atto nelle ultime uscite. La gioia, in questo caso rappresentata dall’aggancio al treno play-off, può arrivare anche alla fine, e sarebbe un delitto continuare a sprecare chance pesanti in un campionato già caratterizzato da innumerevoli rimpianti per la truppa giallorossa, arrivata ad inseguire ardentemente un obiettivo che alla vigilia pareva quello minimo.

Più croce che delizia – Abdou Doumbia, match winner di giornata nell’ultimo minuto di partita, è stato l’effigie di una conduzione dove la vittoria meritata è stata seriamente messa in bilico da un attacco incapace per lunghissimi tratti di mettere la palla dentro anche in occasioni importanti. Il franco-maliano, schierato nel ruolo inedito di terminale offensivo davanti ad un centrocampo a cinque, è stato il firmatario della maggioranza delle tredici occasioni da rete di marca giallorossa. A negare la gioia all’ex San Marino ci ha pensato un super-Narciso, senza dubbio il migliore in campo del match di ieri; le parate del portiere scuola Bari però non assolvono totalmente gli avanti giallorossi, beffati anche (Lepore e Mannini) in duelli a tu per tu con l’estremo avversario caratterizzati dalla spasmodica ricerca del dribbling. I picchi di nervosismo però si sono raggiunti nella ripresa, quando i varchi aperti dalla difesa dauna non sono stati aggrediti nel modo giusto da Embalo e dallo stesso Doumbia; di dimensioni macroscopiche l’errore del calciatore della Guinea-Bissau al minuto 36, forse troppo sicuro di poter scodellare tranquillamente la palla in porta con Narciso a terra. L’errore di Embalo è arrivato anche dopo l’effettiva realizzazione di una rete, poi annullata a Giuseppe Abruzzese per un fallo in area. A rompere l’incantesimo il tocco beffardo di Doumbia, bravo (dopo una partita nettamente sotto la sufficienza) a deviare in rete un tiro-cross rabbioso di Embalo. La rete, manna dal cielo per le ambizioni play-off, però non può cancellare assolutamente i guai dettati dal mancato cinismo di un reparto che senza Moscardelli stenta a spiccare il volo. Le colpe? Come sempre, da ripartire tra più componenti.

Foggia scarico – Il Lecce spuntato, ma orchestrato dalla grande partita di Mariano Bogliacino, ha condotto il match contro un avversario apparso agguerrito soltanto nei primissimi minuti di gara. Il Foggia, condizionato dai guai settimanali succeduti alla doppia vittoria contro Matera e Casertana, non è riuscito a costruire interessanti trame offensive. Il gioco dei Satanelli non si è mosso con le solite folate laterali sulle corsie, orfane dell’estro di Sarno e con il terminale Iemmello entrato nella ripresa quasi alla disperata in condizioni non di certo perfette. Sainz-Maza, pericoloso con il palo da calcio piazzato, non ha avuto molte occasioni nel ruolo di centravanti e la manovra si è spesso concentrata su tocchi orizzontali. In ogni caso, nel momento di maggior lucidità, i dauni hanno anche avuto il pallone per passare in vantaggio per la più classica delle beffe: Cavallaro però, servito da Leonetti, ha trovato il salvataggio tenace e un po’ fortunoso di Scuffia, oppostosi con i piedi all’esterno alto di De Zerbi.

Che difesa – A ridurre al minimo i pericoli provenienti dall’attacco della rivelazione del campionato è intervenuta la massiccia prova della difesa. La coppia centrale Diniz-Abruzzese ha improntato una contraerea efficiente su ogni palla inattiva pennellata al centro dal Foggia. Il brasiliano, in più, ha più volte affrontato a muso duro gli incursori laterali dello schieramento rossonero sbattendogli letteralmente la porta in faccia. Sulle fasce, un Lopez attento difensivamente (al contrario della fase di propulsione) è stato il dirimpettaio del sempre più sorprendente (agli occhi degli inesperti) Andrea Beduschi: il ragazzo arrivato dal Monza ha sciolto tutti i dubbi riguardanti la fascia destra arretrata, posizione dove nell’anno si sono succeduti Mannini, Donida e Diniz. Il buon rendimento del lombardo consente, oltre all’ovvia sicurezza nella posizione, lo sfruttamento in ruoli più congeniali agli altri elementi. A contribuire alla fase difensiva c’è stato anche lo schermo Romeo Papini, regale quando si è trattato di bloccare il gioco del trio in maglia bianca guidato dalle geometrie di Quinto. 

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