Inno di gioia “danzato” all’Apollo

Le scarpine sulle note di Louis Armstrong innalzano i toni dispiegando le ali astratte della musica, che hanno racchiuso l’evento del Saggio di fine anno di Vera Giannetto. La direttrice artistica trepuzzina della Scuola di danza “Balletto del Salento” ha presentato al teatro Apollo di Lecce una serata in cui si è reso omaggio con le performances delle sue allieve nello spettacolo “What a wonderful world” e sottofondi musicali dal modern al classico e contemporaneo all’arte più nobile per eccellenza nel binomio musica/danza. Dietro suggestivi sfondi che rendono onore al termine a volte abusato ”arte” ma che qui si affastella in prestazioni danzanti con delle fantasie alle spalle di immagini blu Cina, coreografie per le ballerine in gonne plissé nero, colore che rappresenta l’eleganza per antonomasia, il mistero, ciò che si svela e si nasconde. O ancora il rosso che spopola con i tutù delle artiste in erba ma non per questo meno brave rispetto a coloro che sono nei livelli intermedio e avanzato. E l’abito bianco delle danzatrici, donne che sanno “muoversi” prospettando nell’esibizione uno stuolo di colombe perché pure o come il nome della costellazione, stelle, tagliando a passi cadenzati i ritmi che avvolgono il palco di un teatro riaperto al pubblico nel 2017 e costruito nel 1912. E poi in stereofonia Mendelssohn , Carmen Consoli, Pink Floyd, Frank Sinatra che azzarda con “Strangers in  The Night” un messaggio a 360 gradi di pace. E colonne sonore firmate da autori come l’indimenticabile Woody Allen costruiscono una girandola di emozioni a cui il pubblico giunto a frotte si abbevera, grazie ad una cultura rimasta chiusa nei corpi, nelle menti che ora esplodono dopo il lockdown. La cromoterapia che si manifesta con i colori dell’Italia , dell’arcobaleno con la sua semantica insita e la fruizione del senso delle tonalità secondo i significati dei colori di Luscher hanno un potente potenziale di positività. Ma per sapere di più su questo miracolo artistico abbiamo posto delle domande alla Maestra Vera Giannetto.

Chi è Vera Giannetto?

Che bella domanda! Sicuramente una persona che ama la danza, faccio danza da sempre, prima da allieva, poi ho deciso di intraprendere la strada dell’insegnamento andando all’estero e oltreoceano, studiando in scuole importanti. Ho seguito un percorso al teatro “Alla Scala” in “Aida” e oggi mi dedico alla crescita di questi meravigliosi ragazzi che si affacciano a questa disciplina.

Quando nasce la sua scuola di danza? 

Questo è il 34° anno di attività artistica. 32 galà di danza, sospesi gli ultimi per l’emergenza sanitaria. La scuola è un punto di riferimento per gli amatoriali e per chi lo fa per passione. Tanti sono riusciti ad entrare a “La Scala” di Milano e all’Opera di Roma, in televisione, in Rai a Mediaset, partendo da Trepuzzi.

Quanti allievi e allieve la seguono approssimativamente?

E’ difficile definirlo. C’ è stato il blocco della pandemia e molti ora si stanno riavvicinando. Quest’anno non abbiamo maschi.

Quali sono stati oltre alla chiusura per il virus i momenti difficili attraversati nella sua scuola?

Un anno non è mai come l’altro. La danza deve essere amata , non è facile. Si deve studiare anche per se stessi, per la propria postura. La danza è una disciplina di vita. Si allontanano poi tornano ma l’amore resta nel cuore.

Secondo lei, il talento è innato?

Ci sono doti fisiche e attitudinali innegabili, lo si vede subito, poi c’è tanto lavoro ma anche studiando soltanto si riescono ad ottenere buoni risultati. C’è la possibilità di volersi esprimere in varie forme,  nella danza contemporanea, classica e modern. La danza è universale.

Che cosa le dà particolare soddisfazione?

Nella mia attività è vedere la felicità dei miei allievi nei loro occhi che brillano di una luce speciale  e tanto entusiasmo. Gioisco quando un allievo diventa un professionista. La danza è un mondo meraviglioso.

Si ispira a qualcuno?

Tante sono le ballerine o ballerini in tutti gli stili, è bellissimo ammirarli. Suggerisco ai miei allievi di seguire balletti di repertorio. L’ispirazione viene quando si è sul palcoscenico e si danno delle emozioni agli altri perché la danza è emozionarsi ed emozionare.

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