Il caffè: da bevanda dell’amicizia a primo approccio per il voto di scambio

“Il caffè è una scusa. Una scusa per dire ad un amico che gli vuoi bene”. Luciano De Crescenzo

Così citava uno dei più grandi artisti contemporanei che, per eccellenza, ha messo in risalto tutti quei modi tipici dell’italiano medio, ad oggi nascosti dietro a un cerone di falsità. Proprio per questo, nelle nostre realtà, il caffè, diventa non solo una scusa per stare insieme ad un amico, ma un’opportunità relegata dietro ad un pensiero approfittatore, volto ad estorcere il voto al “ricevente caffeina gratuita”.

Un po’ ovunque in Italia (ma forse nel mondo), durante il periodo pre-elettorale, assistiamo spesso a questa compravendita, che inizia appunto con un semplice caffè, un modo come un altro per accaparrarsi il consenso cittadino. Ed è proprio in questo caso, che la suddetta bevanda dalle proprietà eccitanti, diviene una merce di scambio, con consequenziale  declassamento a bevanda di basso livello, capace di sporcare l’intelligenza dell’essere umano, corrompendone spesso l’ideologia civica.

Durante questo periodo, assistiamo a “flotte” di politici ammassati nei vari bar dei nostri paesi, un po’ come se stessero prendendo delle posizioni navali prima di una guerra, pronti con il loro portafoglio in pelle (comprato per l’occasione) ad investire su quel popolo che loro stessi considerano stupido e corruttibile. Il cittadino comune, deve solo scegliere il bar in cui andare, perché comunque il caffè sarà offerto; per assurdo si potrebbe uscire senza “vil denaro”, tanto un candidato in erba, pronto a sganciare soldi, lo si trova sempre.

L’aspetto più triste, però, è osservare la mutazione del concetto stesso, in cui il “semplice prendere un caffè per amicizia”, diviene una maschera pirandelliana che nasconde falsità e vergogna verso quel popolo che davvero pensa ad un gesto di amicizia da parte di “quell’autorità” (così come viene vista dai più) che un domani potrebbe governarli. In tutti questi casi, la nostra bevanda, viene utilizzata come un “do ut des”, travisandone così, il vero significato aulico per eccellenza; assistiamo, inoltre, alla brutale “macchiatura” del caffè, distaccatasi dal naturale latte o sambuca e sporcata dai colori oscuri della politica di paese, segno di una società oramai allo sbaraglio e capace di non dar valore alle proprie tradizioni, utilizzate come prigione consapevole del pensiero demagogico, che sprigiona nei più, un senso di coinvolgimento totale all’ignoranza.

Ci sarebbe da fare un appello per salvaguardare il caffè, bevanda dalle origini africane, che oramai rappresenta la nostra Nazione in tutto e per tutto. Il caffè è un piacere, un modo conviviale per vedere un amico, un collega, un familiare, un modo per dire: “vediamoci dai, anche per pochi minuti!”. Il caffè è tutto quello che si nasconde dietro all’affetto per una persona, ossimoro di trasformazione verso una merce di scambio, arma pericolosa di una ideologia debole di chi, ad oggi, darà un consenso non di “partes” per quell’offerta “che non si può rifiutare”!

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