Non sparate sulla musica

Siamo un popolo di naviganti, di musici e di poeti, ma niente più navi per partire, la trappola della rete ci tiene uniti in unico grido di dolore che squarcia questo silenzio, nuovo, strano, ineffabile. Navighiamo, pur restando fermi, siamo i luoghi del mondo, le gallerie, i musei, i teatri più belli; in un click riempiamo i vuoti di questi giorni interminabili, viviamo ogni momento in bilico tra il detto e il non detto, la nostra è la nuova vita che si muove come in una cadenza sospesa che non risolve, ma attende, talvolta placa, forse consola.

In questo scenario nuovo, la musica come sempre, diventa un modo per esorcizzare la paura per creare comunità, per diventare preghiera. Il salmo 33 ci ricorda “lodate il Signore con la cetra, con l’arpa a dieci corde a lui cantate (…) cantate a lui, con arte, nel giubilo”!
Mercuriale, professore di medicina, nel 1580 sottolinea che, attraverso la musica, la gioia, l’ottimismo si poteva ottenere “che lo spirito ed il corpo lottassero con maggior vigore contro la malattia della peste”. E come non citare i comportamenti edonistici all’interno degli scritti di Boccaccio nel Decamerone: “Ridere, scherzare e festeggiare in compagnia” per ritrovare l’equilibrio e rafforzare l’animo perché resista.

Insomma dal Medioevo ad oggi la musica è il centro della vita, nel tempo dei trovatori e dei trovieri, la poesia riempie le strade, i vicoli, le piazze; giullari e menestrelli cantano ed allietano la vita dei signori. Alle fanciulle della buona borghesia, costrette a restare in casa, viene concesso di fermarsi sul balcone ad ascoltare le serenate dei loro pretendenti rapiti da quegli sguardi così ammalianti e seducenti.

Nel tempo la musica conquista e domina fino ad oggi i luoghi più esclusivi, si popolano i teatri ed in tutto il mondo l’arte è dominio di tutti, la musica è il trionfo della vita!
Torniamo ad essere i naviganti in balia delle onde, travolti dalle nuove tempeste, incerti su dove andare, su quanto tempo ancora restare fermi, immobili, imprigionati nelle nostre vite e, quando siamo tormentati dalla paura di non avere più vicino le persone care, la musica torna ad essere il ristoro dell’anima! E se oggi non è più permesso entrare nei luoghi dell’arte, nelle chiese, nei teatri, perché allora puntare il dito sul popolo che, unito, torna ad abitare le strade, le piccole corti, i balconi… lasciando che i suoni, rimbalzino nell’oscurità, sulle serrande chiuse dei negozi o nei piccoli spazi urbani dimenticati. Sono le ore in cui dal web si alza anche il canto dei medici nelle corsie degli ospedali, sono canti per liberare la paura e per esorcizzare l’angoscia; sono le ore in cui a diventare virale è il coro che da ogni dove intona “Va pensiero sull’ali dorate…”.

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