Il sangue, simbolo di vita e morte, è stato da sempre il fulcro delle meditazioni mistiche. In tema di ematologia si è svolta una conversazione che non ha nulla di mistico ma si inserisce nell’ambito dell’approfondimento scientifico della trasmissione “Mi curo di te”. La Rubrica settimanale ideata e condotta da Antonio Soleti vede insieme il direttore e il dott. Nicola Di Renzo, fondatore e a capo dell’UOC di Ematologia del “V. Fazzi” di Lecce nel recente appuntamento su Radio Portalecce e Radio One.
All’attivo un background di tutto rispetto che contempla tra l’altro l’evoluzione dell’operato dell’ospite finanche presso la Casa Sollievo della Sofferenza, a San Giovanni Rotondo (Fg).
Il medico, originario della provincia barese, esprime a caratteri cubitali contenuti e limiti della branca ultraspecialistica dell’ematologia, facendo il punto sul significato e valore dell’esame emocromocitometrico che rivela molto riguardo alle malattie del sangue.
Soleti invita il noto ematologo a spaziare nelle sue dichiarazioni sulla diffusione delle patologie più frequenti in Puglia fino ad includere i tassi di mortalità che, a detta di Di Renzo, sono migliorati negli ultimi 10 anni. A ciò in aggiunta una piacevole sorpresa relativa all’effetto decisamente benefico conseguente all’uso dei farmaci biologici e delle medicine antimicotiche.
Sul piano normativo si fa presente che un passo sullo stato dell’avanzamento della tematica è dato dall’approvazione della ”Legge per il diritto all’oblio”, grazie a ciò il paziente guarito oltre i 5 anni può decidere di non fornire informazioni né subire indagini in merito alla propria pregressa patologia. A proposito di quest’ultima lo specialista fa un distinguo tra malattie di tipo neoplastico e non, sgomberando così il campo da equivoci, come nel caso per citarne uno, dell’anemia, vissuta erroneamente da taluni come una neoplasia.
Un importante contributo stimolato e caro a Soleti, poiché tocca direttamente il suo campo di studio quale è l’informazione in senso lato e stretto è la comunicazione tra medico e paziente sin dagli inizi del disturbo o appena effettuata la visita medica. Di Renzo puntualizza che è indispensabile che il dottore riferisca sullo stato dell’arte relativo al paziente già all’epoca dell’incontro fra i due, primariamente al diretto interessato, affinchè si crei un rapporto fiduciario, e poi questi comunicherà ai parenti quanto appreso.
Affrontate le conseguenze sul ridotto apporto e talvolta ingannevole delle ricerche telematiche di Google a cui sono, come è provato, da preferire diagnosi più veritiere poiché frutto di un rapporto de visu con il medico e addentro con gli addentellati della disciplina. Per ovviare ad allarmismi, tentazioni dirette ad un trattamento fai da te e deduzioni fallaci si invita pertanto a perseguire la finalità di una educazione ematologica, Di Renzo afferma che “la telemedicina può aiutare”. Un resoconto breve sul recente convegno su “Attualità in Ematologia” tenutosi a Lecce è caldeggiato da Soleti nell’argomentazione presentata in questa puntata. Sono illustrate le chances terapeutiche e il numero dei trapianti, nientemeno che 700 in 14 anni di lavoro sul luogo del luminare della disciplina medica in questione. Il trapianto dal donatore al ricevente, non più in sala operatoria, le conseguenze, la compatibilità, la trasfusione e la domanda sulla necessità di operare o meno in camere sterili sono ben esplicitate, unitamente a cenni sulla chemioterapia, in questa dissertazione che merita un’attenzione particolareggiata e getta luce sulla fenomenologia non chiara a molti e chiara invece nell’esposizione.