Buon viaggio, Don … E che la terra ti sia lieve

Don Gallo

Ciao Don, buon viaggio.

Il capolinea, in questa vita, arriva per tutti.

E tutti si parte senza bagaglio. Piuttosto si lascia un’eredità, grande piccola, misera scarsa, ma di qualunque cosa si tratti, la si abbandona come un’appendice sacra che parlerà di noi.  Saremo ricordati per quello  che abbiamo dato. Nel bene o nel male.

Don Andrea Gallo ha lasciato questa terra che ha tanto amato, difeso e per la quale ha lottato, sempre al fianco degli ultimi, il 22 maggio 2013, all’età di 84 anni.

Una vita che crea ammirazione e nostalgia, una vita dura e pure consolante come una carezza lieve.

Una morte che lascia un profondo senso di solitudine. Non è facile, infatti, in un mondo sempre più nichilista, aggrapparsi ad esempi eccellenti di vite condivise, di mani tese, di abbracci regalati, di parole sussurrate.

Ci sentiamo tutti più soli, più poveri, ma avvolti da uno spesso strato di sentimenti cari e un po’ desueti, fatti d’amicizia, di senso di solidarietà, di fratellanza seria, applicata e non semplicemente parlata.

Don Gallo, il prete degli ultimi, il prete di strada, quello delle grandi e coraggiose prese di posizioni, quello che va in missione nelle favelas brasiliane durante una crudele dittatura, quello che non esita a dissociarsi dall’ordine religioso dei Salesiani, col quale aveva intrapreso il suo cammino religioso. Motivazione: un ordine troppo istituzionalizzato che gli impediva di vivere pienamente la vocazione sacerdotale.

Quello che fonda la comunità San Benedetto al porto, dal nome della Parrocchia da cui fu accolto, dopo che fu esonerato dal suo ruolo di Parroco della Parrocchia del Carmine perché durante l’omelia, accennando al fatto che era stata scoperta una fumeria di hascish, ricordò che nella società erano diffuse molte altre droghe, per esempio quella del linguaggio, che isola, discrimina, ferisce ed uccide; o i bombardamenti  scriteriati su intere popolazioni nelle zone più indifese della Terra. E tante altre droghe, tante altre dipendenze, più o meno manifeste e protette da atteggiamenti , sistemi ed ideologie ipocrite.

Don Gallo, quello che porta sé stesso nei riformatori, nelle carceri, tra i tossicodipendenti, sulle strade buie della sua città, negli angoli dove non entra nessuno, nei dolori lancinanti di chi è vittima di mille discriminazioni. Don Gallo,  ultimo tra i disperati, quello che non esita a difendere le scelte di tutte le categorie umane, che si schiera al fianco dei gay, che chiede la legalizzazione delle droghe leggere, che fuma uno spinello e si fa multare, che manifesta in difesa del territorio italiano contro il tentativo U.S.A. di costruire basi militari.

Nel marzo del 2007 pubblica “Io cammino con gli ultimi”, nel novembre 2010 “Sono venuto per servire”.

Titoli che spiegano il senso di una vita straordinaria.

L’8 dicembre 2012, terminata la celebrazione della Messa per il 42° anno della Comunità di San Benedetto al porto, intona il canto popolare “Bella ciao”, sventolando il drappo rosso che si scioglie dal collo.

Un prete comunista?

E che cosa importa dargli un’etichetta? Catalogare, un vizio di noi esseri umani.

Certamente è stato padre nel senso più sublime del termine, e amico e compagno di migliaia di esistenze. E Sacerdote.

Sacerdote.

Ciao, Don.

Qualunque sarà il tuo viaggio, la terra ti sarà lieve. E nei solchi che hai tracciato spunteranno mille fiori.

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Buon viaggio, Don … E che la terra ti sia lieve

Don Gallo

Ciao Don, buon viaggio.

Il capolinea, in questa vita, arriva per tutti.

E tutti si parte senza bagaglio. Piuttosto si lascia un’eredità, grande piccola, misera scarsa, ma di qualunque cosa si tratti, la si abbandona come un’appendice sacra che parlerà di noi.  Saremo ricordati per quello  che abbiamo dato. Nel bene o nel male.

Don Andrea Gallo ha lasciato questa terra che ha tanto amato, difeso e per la quale ha lottato, sempre al fianco degli ultimi, il 22 maggio 2013, all’età di 84 anni.

Una vita che crea ammirazione e nostalgia, una vita dura e pure consolante come una carezza lieve.

Una morte che lascia un profondo senso di solitudine. Non è facile, infatti, in un mondo sempre più nichilista, aggrapparsi ad esempi eccellenti di vite condivise, di mani tese, di abbracci regalati, di parole sussurrate.

Ci sentiamo tutti più soli, più poveri, ma avvolti da uno spesso strato di sentimenti cari e un po’ desueti, fatti d’amicizia, di senso di solidarietà, di fratellanza seria, applicata e non semplicemente parlata.

Don Gallo, il prete degli ultimi, il prete di strada, quello delle grandi e coraggiose prese di posizioni, quello che va in missione nelle favelas brasiliane durante una crudele dittatura, quello che non esita a dissociarsi dall’ordine religioso dei Salesiani, col quale aveva intrapreso il suo cammino religioso. Motivazione: un ordine troppo istituzionalizzato che gli impediva di vivere pienamente la vocazione sacerdotale.

Quello che fonda la comunità San Benedetto al porto, dal nome della Parrocchia da cui fu accolto, dopo che fu esonerato dal suo ruolo di Parroco della Parrocchia del Carmine perché durante l’omelia, accennando al fatto che era stata scoperta una fumeria di hascish, ricordò che nella società erano diffuse molte altre droghe, per esempio quella del linguaggio, che isola, discrimina, ferisce ed uccide; o i bombardamenti  scriteriati su intere popolazioni nelle zone più indifese della Terra. E tante altre droghe, tante altre dipendenze, più o meno manifeste e protette da atteggiamenti , sistemi ed ideologie ipocrite.

Don Gallo, quello che porta sé stesso nei riformatori, nelle carceri, tra i tossicodipendenti, sulle strade buie della sua città, negli angoli dove non entra nessuno, nei dolori lancinanti di chi è vittima di mille discriminazioni. Don Gallo,  ultimo tra i disperati, quello che non esita a difendere le scelte di tutte le categorie umane, che si schiera al fianco dei gay, che chiede la legalizzazione delle droghe leggere, che fuma uno spinello e si fa multare, che manifesta in difesa del territorio italiano contro il tentativo U.S.A. di costruire basi militari.

Nel marzo del 2007 pubblica “Io cammino con gli ultimi”, nel novembre 2010 “Sono venuto per servire”.

Titoli che spiegano il senso di una vita straordinaria.

L’8 dicembre 2012, terminata la celebrazione della Messa per il 42° anno della Comunità di San Benedetto al porto, intona il canto popolare “Bella ciao”, sventolando il drappo rosso che si scioglie dal collo.

Un prete comunista?

E che cosa importa dargli un’etichetta? Catalogare, un vizio di noi esseri umani.

Certamente è stato padre nel senso più sublime del termine, e amico e compagno di migliaia di esistenze. E Sacerdote.

Sacerdote.

Ciao, Don.

Qualunque sarà il tuo viaggio, la terra ti sarà lieve. E nei solchi che hai tracciato spunteranno mille fiori.

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