In occasione della nuova presentazione de I delitti di Fadasente, (Edizioni Milella, gennaio 2025) che avrà luogo il 24 ottobre ’25 presso la libreria OgniBene di Lecce alle ore 18, la nostra rubrica “Visti da Vicino” dedica un momento di approfondimento all’opera letteraria, attraverso il racconto del suo autore Francesco Pasanisi.
Di che genere di opera parliamo?
Si tratta di un giallo, che però è intriso di momenti di comicità e ironia, un genere grottesco, splatter, divertente.
Dov’è ambientato?
Non ho pensato ad un luogo preciso, ma certamente per le caratteristiche geografiche che ho descritto, direi centro Italia.
Fadasente, un nome alquanto curioso.
Direi proprio di sì, in realtà si tratta di un anagramma perché, non potendolo chiamare Santa Fede, giusto per non sembrare troppo anticlericale, ho giocato con le lettere e creato questo nome, che per un paesino mi sembra suoni anche bene.
Senza spoilerare troppo, può raccontarci di cosa si tratta?
La storia è ambientata in un piccolo paese collinare, tranquillo e con pochi abitanti. Un paesino dove non succede mai nulla ma che nei giorni di festa si riempie improvvisamente di turisti, la maggior parte dei quali alloggia in una pensione gestita da una signora di nome Celesta e da suo figlio.
La interrompo per chiederle perché Celesta e non Celeste?
Già! Celesta è il nome di uno strumento musicale a tastiera, privo di armonici, perché i martelletti percuotono delle piastre metalliche e non delle corde, producendo un suono dolce e ovattato, un nome che deriva dal latino caelestis, celeste, che evoca il cielo, ma in realtà, in questa donna non vi è nulla di celestiale.
Dunque, cosa avviene in questa pensione? E perché la definisce pensione?
Sì, oggi si direbbe B&B, il termine che uso volutamente, riporta la storia indietro nel tempo. In questo paesino i turisti sono attratti da un particolare monumento. Si tratta di un Cristo in croce che sta riverso a terra ed i visitatori pensano sia stato messo lì apposta, mentre in realtà è caduto. Altra caratteristica è una funicolare che attraversa il paese, perché c’è uno strapiombo di almeno 200 metri di profondità che lo divide. Dicevamo che la titolare di questa pensione è un’anziana signora di nome Celesta che è anche una serial killer che uccide i suoi ospiti, anche in maniera efferata, infatti, li fa a pezzi, li scioglie nell’acido e li butta dentro una botola. Lo fa per difendere il figlio che viene spesso deriso per il suo modo di camminare e di parlare dovuto ad un ritardo mentale in via di risoluzione, perché è affetto da una particolare sindrome detta Sinapsia-Krafn (dicevo particolare…perché me la sono inventata anagrammando il mio nome FranKPasanisi).
Com’è possibile che faccia tutto questo senza essere mai scoperta?
Fa tutto questo impunemente grazie ad un evento accaduto negli anni’70 che non ha mai denunciato, così è protetta dai capi della malavita locale. Tutti sanno e nessuno parla.
Celesta mostra mai un po’ di pentimento per ciò che fa?
No, anzi a un certo momento c’è un dilemma, è come se si sdoppiasse, perché lei ogni tanto si guarda allo specchio e la sua immagine è quella di una donna con la faccia da zombie putrefatto che le consiglia di fare sempre peggio. Non c’è pentimento anche se ad un certo punto si comprende che il vero motivo della sua smania di uccidere è dato dalla paura di perdere suo figlio, che via via sta guarendo e non ha più bisogno di lei. La vera malata è lei perché ha la sindrome di munchausen.
Il suo libro è pieno di black humor, molto descrittivo tanto da sembrare la sceneggiatura di un film, si ispira a qualche autore o regista in particolare?
Nei miei scritti amo esserlo, la mia scrittura è ricca di contrasti, in questo mi ispiro un po’ ai fratelli Coen, ma anche al film Psyco e a Non aprite quella porta.
Come è iniziata la sua passione per la scrittura?
Scrivo da sempre, ma a pubblicare ho cominciato nel 2013 con un saggio che era la mia tesi di laurea che si chiamava exploitation lo sguardo che uccide che adesso però è esaurito non si trova da nessuna parte, poi ne ho scritti altri due Bestialità e Signor Fiera, autoprodotti, quindi fatti col tipografo e basta. Autoprodursi in un certo senso è vantaggioso, però non c’è distribuzione. Poi, altri brevi racconti fino ad arrivare al romanzo Il club di Howard Hawks (Milella edizioni 2023). Sono molto contento per questo libro che reputo per tanti versi più maturo e vorrei ringraziare Paisemiu per questa intervista, Alice Graziadio per la splendida copertina e la mia bravissima amica Anna Chiara Strafella per aver curato l’introduzione.
