
Se Giovanni Falcone e la moglie si fossero trovati sui sedili posteriori, si sarebbero salvati. Se Falcone avesse tardato ancora un minuto, si sarebbe trovato a una distanza di 12 metri, ne sarebbe uscito indenne. “Se”, ipotesi purtroppo irrealizzabili.
La stessa sorte toccherà, a pochi mesi di distanza, a Paolo Borsellino, collega e amico del giudice Falcone, ucciso dal tritolo mafioso il 19 Luglio 1992. Giorgio Faletti parla delle due stragi nel 1994 come di “quel fattaccio di quei ragazzi morti ammazzati, gettati in aria come uno straccio, caduti a terra come persone, che han fatto a pezzi con l’esplosivo”.
Oggi, il 23 Maggio si fa memoria del valore della legalità con un tema: “Di cosa siamo Capaci”. Neanche le restrizioni, quest’anno, impediscono di celebrarlo, con progetti come “Diamo voce a Falcone”, che prevede la realizzazione di video in cui vengano ricordate le parole del magistrato o l’affissione di uno dei 10 manifesti creati da WikiMafia con alcune sue frasi nelle biblioteche, nelle scuole, nelle università o idee come “#unlenzuolocontrolamafia”, iniziativa della Fondazione Falcone volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sui valori della giustizia e del ricordo di coloro che hanno dedicato la vita al bene della collettività. Tutto questo dimostra che, a distanza di 29 anni dall’“Attentatuni” il ricordo resta vivo, neanche il tempo lo sbiadisce, perché Giovanni Falcone è stato uno di quegli uomini che ”passo dopo passo hanno lasciato un segno con coraggio e con impegno con dedizione contro un’istituzione organizzata”, “consapevole che le proprie idee sarebbero rimaste nei secoli come parole iperbole” come afferma Fabrizio Moro nel suo celebre brano “Pensa”.
Falcone “lavorava in perfetta coscienza che la forza del male, la mafia lo avrebbe un giorno ucciso […] Non poteva ignorare, e non ignorava […] l’estremo pericolo che egli correva perché troppe vite di suoi compagni di lavoro e di suoi amici sono state stroncate sullo stesso percorso che egli si imponeva. Perché non è fuggito, perché ha accettato questa tremenda situazione, perché mai si è turbato, perché è stato sempre pronto a rispondere a chiunque della speranza che era in lui? Per amore! La sua vita è stata un atto di amore verso questa sua città, verso questa terra che lo ha generato”, per ricordare un celebre intervento di Paolo Borsellino.
Ricordare è fondamentale. Ricordare è necessario per onorare la memoria di chi ha lottato con coraggio e determinazione e per permettere alle nuove generazioni di portare avanti un’eredità di inestimabile valore che forse, un giorno, ci guiderà verso un trionfo della giustizia.
Ricordare è imprescindibile, affinché le pagine della storia italiana non si macchino nuovamente del sangue dei giusti.