19 Luglio 2022, commemorazione di una strage ancora senza verità

19 Luglio 2022: trent’anni dalla strage di Via D’Amelio, evento che, insieme alla strage di Capaci, ha segnato in maniera indelebile la storia italiana. A perdere la vita Paolo Borsellino, magistrato facente parte del pool antimafia, collega di Giovanni Falcone, assassinato da Cosa Nostra 57 giorni prima di quel 19 Luglio. I due vengono ricordati per l’ineguagliabile impegno profuso nella lotta alla mafia, in particolare per il “maxi processo” storico processo contro la mafia siciliana, “Cosa Nostra”, di dimensioni inedite (476 imputati), riconosciuto come IL processo dello Stato contro Cosa Nostra, il primo processo in grado di dimostrare, fino a scriverne per la prima volta il nome in una sentenza definitiva, l’esistenza di una associazione mafiosa chiamata Cosa Nostra, unitaria e verticistica.

Proprio la mafia ha ucciso Paolo Borsellino. Alle 16.58 del 19 Luglio, Borsellino, insieme alla moglie e alla scorta arrivò in via D’Amelio, una strada senza uscita. Il giudice scese dall’auto e si mosse verso il citofono. Fece appena in tempo a suonare: una Fiat 126 imbottita di tritolo esplose uccidendolo sul colpo, assieme ai cinque agenti della scorta: Emanuela Loi, prima vittima donna delle stragi di mafia, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Si salvò per miracolo solo un poliziotto, Antonino Vullo, che ha successivamente dichiarato “Improvvisamente è stato l’inferno. Ho visto una grossa fiammata, ho sentito sobbalzare la blindata. L’onda d’urto mi ha sbalzato dal sedile. Non so come ho fatto a scendere dalla macchina. Attorno a me c’erano brandelli di carne umana sparsi dappertutto”.

Borsellino conosceva le sue sorti. Lui, insieme ai suoi colleghi era arrivato troppo vicino alla “cupola”, il vertice della catena di comando della mafia. E si era spinto fino ad indagare sui legami tessuti dai boss con il mondo della politica, quello degli affari, con la stessa magistratura e per questo era un obiettivo da eliminare. Borsellino sapeva troppo, doveva sparire e con lui anche le sue carte.

Ancora oggi, a 30 anni di distanza, la strage di via D’Amelio è un evento tragico di cui non si conosce tutta la verità. Basti pensare al misterioso episodio dell’agenda rossa. Borsellino non si separava mai da un’agenda rossa dei carabinieri che gli era stata regalata e che aveva utilizzato soprattutto dopo la strage di Capaci. Dentro custodiva appunti, indizi, contatti, prove. Era il suo testamento professionale. Quella mattina, come sempre, l’aveva fatta scivolare nella ventiquattrore. Eppure, dal luogo del delitto sparì. Nessuno ne seppe più nulla. Negli anni, l’agenda rossa di Borsellino è stata citata a più riprese nella sentenza di primo grado del processo “Borsellino quater”. I giudici, infatti, hanno parlato di connessione in riferimento ai collegamenti tra il taccuino scomparso e il depistaggio di Stato nelle indagini dell’attentato di via D’Amelio, depistaggio iniziato subito dopo la strage, con l’obiettivo di creare prove false. Borsellino aveva scoperto qualche verità di troppo, era diventato scomodo persino per la stessa magistratura e ne era consapevole, tanto da confessare alla moglie “Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri”. 

A distanza di 30 anni, ricordare è un impegno collettivo, che non risponde solo a un debito della memoria, ma che deve servire a incentivare la ricerca della verità e più in generale, a creare consapevolezza e unione, per continuare a lottare con determinazione contro la criminalità organizzata, portando il peso della responsabilità nel preservare e rinnovare l’eredità di Falcone e Borsellino e di chi, come loro, ci ha portati a comprendere che la mafia non è invincibile.

Oggi, 19 Luglio 2022, anche la Puglia celebra il trentesimo anniversario della strage di via D’amelio. “Sono tante le iniziative promosse nella nostra regione nel trentennale delle stragi del 1992 di Via D’Amelio e di Capaci per ricordare la testimonianza di Paolo Borsellino, Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e degli agenti delle loro scorte. Fare memoria della loro storia è un esercizio doveroso e utile, perché alimenta la responsabilità civile e genera ancora oggi un impegno costante e diffuso a favore dei valori della legalità, della giustizia e della solidarietà”– queste le parole di Michele Emiliano. 

Il programma della giornata prevede alle ore 10.30 l’inaugurazione della nuova opera di street art di Gianfranco Susca e Noemi Mastrolillo, realizzata sui muri perimetrali della cabina di trasformazione di E-distribuzione in via Falcone e Borsellino, a Mola di Bari, a cui prenderà parte il Segretario Generale della Presidenza della Regione Puglia Roberto Venneri. L’iniziativa è promossa dall’Associazione Retake Mola di Bari e dalla Fondazione Antimafia Sociale “Stefano Fumarulo”, per contribuire a mantenere viva la memoria, costruire una coscienza contro la mafia e sostenere la diffusione della cultura del rispetto della legalità.

Nel pomeriggio, alle ore 16.59 a Bari, l’Assessore regionale Gianni Stea, insieme al Sindaco Antonio Decaro, parteciperà alla cerimonia del Comune di Bari in occasione del trentennale della strage di via D’Amelio con la deposizione di una corona di fiori sulla facciata esterna di Palazzo di Città.

Infine, alle ore 20.30 presso il Chiostro dei Teatini a Lecce, nel trentennale della Strage di Capaci e via D’Amelio, il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano parteciperà all’evento/concerto “Sarai bellissima”, promosso dall’Associazione “Sanità che cambia – G. Metrangolo” e sostenuto dalla Regione Puglia.

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