Un’ultima cosa, cinque invettive, sette donne e un funerale

Quel che resta da dire nell’atto finale della vita terrena è racchiuso in poche parole, il più delle volte scritte da parenti o amici della persona passata a miglior vita (forse), spesso però, rispecchiano il pensiero di chi le legge, che descrive la persona dal suo punto di vista. Se invece fosse la stessa persona, prima di morire, a lasciar scritto un pensiero da leggere durante il suo funerale, forse, sarebbe diverso.

L’autrice di questa “pensata” è la nota giornalista Concita De Gregorio, che con delicatezza e innocente spudoratezza ne fa uno spettacolo, partendo da un’idea del padre, che spesso le diceva di voler scrivere una lettera prima di morire. Cosa si vorrebbe ascoltare, durante il proprio funerale? De Gregorio, sceglie cinque donne, che certamente di cose ne avevano da dire e aiutata dalla melodiosa voce della cantautrice pugliese Erica Mou che si accompagna con un piccolo e particolare strumento simile al Kalimba, ne declama le virtù e i vizi, insomma la normalità dell’essere umano. Cinque donne che per le loro vicissitudini, possono definirsi “uniche”. Lo spettacolo, che nella calda serata del 21 luglio 2024 va in scena nel Chiostro del Monastero degli Olivetani di Lecce, si intitola “Un’ultima cosa” e la regia è firmata da Teresa Ludovico, cura della produzione Sabrina Cocco; produzione Teatri di Bari/ Rodrigo.

De Gregorio entra in scena da sinistra, pantaloni e casacca bianca, capelli corti che spesso accarezza con la mano, nell’altra ha una cartellina nera, con il suo racconto, che osserva di tanto in tanto. Raffinata anche nel modo di parlare, si rivolge al pubblico con voce chiara ma delicata, partendo proprio dal racconto del padre, che due anni prima le aveva chiesto di scrivere il suo necrologio. Il funerale dice, è una festa dove si riuniscono le persone che nel corso del tempo si sono conosciute a vario titolo e che durante lo stesso, spesso con atteggiamenti ipocriti, iniziano a parlare del/ della defunto/a, ma sarà vero ciò che dicono? Perché si sa, solo i bambini o i matti dicono “cose vere”.

Le cinque donne che si succedono sono: la fotografa Annalisa (Lisetta) Carmi, famosa per i suoi reportage di impegno sociale, Dora Maar, fotografa e pittrice, che racconta la sua relazione tossica con Picasso; la poetessa ed etnomusicologa morta suicida nel 1996 Amelia Rosselli, sofferente e solitaria; la disegnatrice Olga Carolina Rama e la fotografa Vivian Maier, esponente di spicco della street photography.

In fondo, l’obiettivo del necrologio, scritto da sé, sarebbe quello di provocare una malinconia senza lacrime e favorirebbe un’uscita di scena, come il vento, senza più nulla da dire. Concita, lentamente leva le scarpe, e a piedi scalzi, conclude questo viaggio dolce e malinconico.

Un’ultima cosa- cinque invettive, sette donne e un funerale è uno spettacolo che fa parte del Progetto Koreja il Teatro dei Luoghi – Festival Internazionale di Teatro, Danza, Arti Performative alla sua XVIII Edizione- Lecce.

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