Presepe e presepi nel post pandemia: melius abundare quam deficere? Se n’è parlato a “L’Impertinente” su Radio One

Nella nuova puntata de “L’Impertinente”, il direttore e autore della trasmissione in onda su Radio One (FM 105.7 e in diretta streaming su facebook), Antonio Soleti con la sua puntuale loquacità infiamma lo studio portando alla luce sensi opposti e contrari nelle scelte di comportamento tra squinzanesi e novolesi. Nella prima parte i primi che si ritrovano a dover spiegare le superfetazioni a cui è costretta la cittadina squinzanese in fatto di programmi ed eventi ordinati durante l’anno. Dall’altro lato l’unità novolese nel perseguirli che raggiunge il suo acme nelle festività prossime venture.

Condivide l’attenzione il presidente e il segretario della Pro Loco squinzanese, rispettivamente Mino Pierri e Vincenzo Serratì. L’oggetto del contendere l’“anima” della cittadina messa in discussione dall’Arciprete don Alessandro Scevola con uno spunto a proposito nel corso della concelebrazione del 6 dicembre, festa religiosa del Santo Patrono, Nicola. Il sacerdote ha “richiamato” sulle divisioni di realtà di quanti si ritrovano ad espletare mandati di “servizio” al paese. E dunque la domanda: “Perché due bande musicali? E quattro presepi? Due comitati per la festa di San Nicola? Due squadre di pallavolo? Due Pro Loco (una per Squinzano e una per Casalabate)? Sportivamente  Soleti da parte sua sprona a dipanare la matassa invitando i presenti “prolochesi”. La risposta non tarda a venire; seppur sibillinamente, i due ospiti passano in rassegna, la molteplicità degli eventi organizzati nell’anno che sta per giungere al termine e quelli “in fieri” per il 2023. Il presidente dell’associazione squinzanese incalza volendo spiegare la politica del doppio che sarebbe insito nel DNA della cittadina di Quinzio. Inoltre, nel 25° della nascita della sezione di Squinzano (fondata nel 1997), si coglierà l’occasione per ridare alle stampe un volume pubblicato esattamente 100 anni fa sulla storia di Squinzano, a firma di Primaldo Coco. Non un fatto isolato, vi è anche un testo di Vincenzo Serratì sulla Costituzione italiana scritta in dialetto, risalente al 2014 a corona degli eventi che Pierri presenta  prettamente in vernacolo, come da calendario. E poi “Chiacchiere in punta di penna” collaziona case editrici locali, “in scena” nel mese di aprile. Ancora, in programma, la celebrazione dei cento anni dalla nascita del concittadino-artista Nicola Arigliano. E oltre alla miscellanea degli allestimenti il percorso sposato dalla Confesercenti relativo allo studio delle mappe catastali ne “Le vie del gusto”, relativo al tragitto compiuto da Maria Manca, da Squinzano a Galatone, per la consegna del garofano in occasione della festa della Madonna del 31 ottobre. E, dulcis in fundo, per il palato, la scoperta del marzaspumone, offerto già in chiusura dello spettacolo estivo dedicato a Fabrizio De André, dove c’è da dire che Mino Pierri si è rivelato una sorpresa, abile maestro di dizione, mettendo a disposizione l’uso professionale della sua voce nella declamazione delle terzine della Divina Commedia.

Passando alla seconda parte del programma, al centro viene la dolcezza del cuore, in particolare in questi tempi in cui il sacro ondeggia con un alone angelico di afflato mistico. A  rappresentarlo è Don Stefano Spedicato, parroco della parrocchia Sant’Andrea Apostolo a Novoli e docente dell’Istituto di Scienze religiose metropolitano “Don Tonino Bello” in Lecce, nonché redattore di Paisemiu. Insieme a Ilaria Parlangeli, presidente dell’Azione Cattolica delle parrocchie Sant’Antonio Abate e Madonna del Pane,  e a Stefano Mazzotta, presidente dell’ASD Amici Rossoblu si racconta del  “Presepe vivente a Novoli” in programma nei prossimi 25 e 26 dicembre e, successivamente, a capodanno, il 5 e 6 gennaio 2023, visitabile dalle 17,30 alle 20, allogato presso il Centro Madonna di Lourdes, grazie al patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Novoli.

Soleti fa una introduzione sull’importanza del prae saepes, richiamando l’etimologia della parola e ossia “luogo antistante la mangiatoia o la grotta”. Il conduttore richiama la storia del primo presepe costruito da San Francesco D’Assisi nel 1223 a Greccio, una tradizione che giunge a noi ed è arricchita da una tradizione teologica pregna di segni didascalici.

“Ad mirabile signum”, riporta il direttore dell’Ufficio Catechistico diocesano, don Stefano Spedicato, richiamando la lettera consegnata da Papa Francesco in cui il Santo Padre spiega il significato e il valore del presepe, “Vangelo vivente”. E, a proposito della Madonna che porta il” pane vivo disceso dal cielo”, Don Stefano fa presente lo spaccato immortalato nella Chiesa della Madonna del pane a Novoli.

Restando in tema di delucidazioni il conduttore domanda perché mai la nascita di Gesù sia celebrata il 25 dicembre e non in primavera come si penserebbe normale stando ai racconti evangelici. Perché – sottolinea don Stefano – per i Romani il sole sorge il 25 dicembre. Come recita il famoso “sole invictus” che allude a Cesare.

Ma tornando nella cittadina della Fòcara, il presepe è “non solo fra le mura parrocchiali”, come ci tiene a sottolineare la presidente di A.C., Ilaria Parlangeli che, insieme a Stefano Mazzotta, non tralasciano di ringraziare tutti coloro che hanno partecipato e partecipano alla realizzazione di questo progetto. Un altro squarcio sull’”azione-accoglienza”, tipiche nel contesto della Nascita è emblematico nelle figure iconiche delle sorelle Marta e Maria,  squarcio su cui ha voluto porre l’accento Antonio Soleti.

Don Stefano chiude in bellezza con una frase dall’intimo segreto quanto mai attuale: “Il miglior virus che possa esserci è il bene”. Non a caso la gigantografia visibile su questa opera artistica natalizia reca in sé l’acronimo Pace che sta per: pasta, allevamento, collaborazione, essenzialità.

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