Sulle strade del Paradiso Terrestre

Provate ad immaginare di trovarvi in cima a un monte, al termine di una lunga salita, e di prepararvi a raggiungere il cielo trapuntato di stelle, per avere l’impressione, anche al di fuori del significato allegorico, di essere capitati nel paesaggio descritto nel canto XXVIII del Purgatorio.

Dante descrive l’Eden come La divina foresta spessa e viva che possiede Un’aura dolce, sanza mutamento […] per cui le fronde, tremolando […] tanto, che li augelletti per le cime […] cantando, ricevieno intra le foglie, /che tenevan bordone a le sue rime.

L’atmosfera tra il surreale e l’onirico di questo locus amoenus per antonomasia trova una certa corrispondenza, anzi, quasi la supera mediante un giardino denominato La Mortella. Come si può desumere, il nome deriva da mirto, pianta della macchia mediterranea.

Non mancano riferimenti mitologici, tra cui la vicenda della giovane Myrsine che, vittoriosa in una gara ginnica su un suo coetaneo, fu trasformata da Atena in una pianta di mirto. Nel dialetto salentino il nome è curiosamente simile a Mortella, ed è murtedda o murtiddhra, vista la comune radice etimologica dal greco myrtos.

Tornando al giardino, esso si trova sull’isola d’Ischia, nel comune di Forio. La genesi di questo giardino sembra una storia hollywoodiana perché nasce da un amore forte e duraturo nel tempo, simile a quello dei suoi proprietari.
Siamo nel 1949 e William Walton, compositore e direttore d’orchestra inglese conosce e sposa in tempi molto rapidi una ragazza argentina, dipendente al consolato britannico di Buenos Aires.
La coppia visita Ischia e decide di trasferirsi in questo luogo molto lontano dalle loro rispettive radici. Acquistato un imponente appezzamento di terreno, essi, ma più che altro lady Susana, cominciano a costruire, oltre ad una villa, un giardino, su progetto dell’architetto paesaggista Russell Page. I lavori hanno avuto inizio nel 1956 dietro la supervisione di Page e lady Walton, esperta botanica.

I giardini de La Mortella vengono aperti al pubblico dal 1990, e ciò che colpisce passeggiando è la mutevolezza repentina della luce, del colore, dei suoni e degli odori che danno l’idea di un’eterna primavera. Appena entrato, il visitatore sembra preso per mano da giovani ninfe che lo guidano in un percorso che mostra un’impressionante raccolta di oltre tremila piante provenienti da tutte le parti del mondo, una sorta di Arca di Noè della flora.
Non mancano fontane di varia tipologia, ruscelli e laghetti con ninfee, piccole cascate come quella del coccodrillo in mezzo a terrazzamenti che consentono, nella parte più alta, di godere di un panorama mozzafiato.
Vi è un Tempio del Sole, una voliera, una serra per un’enorme varietà di orchidee, un teatro greco rigorosamente all’aperto e un museo che raccoglie cimeli e ricordi di Walton.
Osservando il mare, ecco stagliarsi la roccia di William che custodisce le ceneri del compositore, poco distante dal ninfeo che conserva quelle di lady Susana.

Se, come afferma Aristotele, in tutte le cose della natura esiste qualcosa di meraviglioso, in questo giardino molte sono le ‘meravigliose visioni’ che, pur ad occhi chiusi, ci fanno sentire in paradiso.

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