Novoli non è razzista

RazzismoIl Salento geograficamente è terra di confine, la mano che congiunge l’Occidente all’Oriente. La sua gente si è formata all’accoglienza, e non solo per meri motivi turistici. La gente del Salento, quella comune, sorride a tutti e apre le porte di casa. La generosità è una delle connotazioni prime che distingue questa terra e chi vi abita. I flussi migratori che in maniera massiccia e per vari motivi hanno portato in Puglia molte migliaia di persone, qui non hanno trovato muri e frangiflutti umani.

Non è il paradiso per nessuno, forse, ma neppure l’inferno. Concetto banale ma reale. Qui gli extracomunitari hanno diviso case, pane, scuole e quel po’ di lavoro che si riesce a trovare con i locali. I bimbi che frequentano le scuole hanno stretto amicizia con quelli del luogo, le mamme hanno tentato e, a volte, trovato timide e discrete amicizie, i papà hanno pensato a lavorare.
Novoli oltre che per la Fòcara è noto per essere stato il paese te li marcanti, i commercianti di tessuti che soprattutto negli anni 60/70/80 hanno esplorato nuovi territori col loro carico di lenzuola ricamate per venderle a spose lontane. Il senso del commercio ad un certo punto sembrava che i novolesi lo avessero nel sangue. Poi quel santuario di benessere e denaro crollò, e cambiarono i mestieri. Si persero i mercanti. E ancora prima di quegli anni, molti novolesi furono costretti a lasciare madri, famiglia, case, strade e Santi per cercare non fortuna ma sopravvivenza altrove. La vita non è stata clemente con molti dei nostri parenti, e anche noi abbiamo dovuto strapparci il cuore e ricucirlo, abbiamo visto piangere madri mentre sventolavano fazzoletti inamidati e dolenti, abbiamo dovuto vivere infanzie monche di cugini, nonni e padri ma la storia di quei distacchi a noi ha regalato il dono dell’accoglienza.

Adesso a Novoli vivono circa seicento stranieri, tutti ‘commercianti’ non più di tessuti ma di ogni genere utile o inutile alla casa, alla persona, ai bambini. Sembra che il testimone di quell’attività sia passato di mano, ma sia restato radicato nel DNA del territorio. I “nostri commercianti” ora girano per le spiagge, i paesi, le città, i centri storici con interi empori e negozi sulle spalle da giganti o da uccellini. Infaticabili, alcuni seri, altri simpatici. I loro bambini parlano il novolese, giocano a pallone sulla piazza del paese e ridisegnano vecchi luoghi del cuore con colori nuovi.

Qualche giorno fa un ragazzo originario di una non meglio specificata Guinea (che noi crediamo essere l’ex colonia francese, e non la Guinea Bissau, ex colonia portoghese), che risiede in questo piccolo Comune del Nord Salento è stato apparentemente vittima di un’aggressione gratuita da parte di due cittadini italiani che su una spiaggia lo hanno derubato, schernito e tentato di annegare tra l’indifferenza degli spettatori.

Questo sembra essere accaduto.

Gli inquirenti stanno svolgendo il loro lavoro, e noi attendiamo l’esito dei primi accertamenti, e del seguito, per poter tentare di portare dinamiche certe ed esatte all’attenzione dei nostri lettori.
Resta, però, il fatto. Non è per tutti facile convivere con persone così “diverse”, mentre si è tempestati da una continua e spesso scorretta informazione, da una certa politica inadeguata al ruolo, che talvolta cavalca il malcontento popolare figlio di uno status che ha immiserito la gran totalità degli italiani e che cerca capri espiatori negli ultimi del mondo. Non tutti hanno la capacità critica di capire che il nemico non è il fratello straniero, ma un sistema che cerca risorse dove non dovrebbe, che arma le coscienze più fragili, che genera odio e diffonde sentimenti di razzismo.
Ma queste restano sterili parole. I fatti mostrano altro. I fatti mostrano una feroce incongruenza tra quello che crediamo di essere e quello che invece siamo.

Tutti battezzati al Dio della religione cattolica, quello che ha dato la vita per la salvezza degli uomini, quello che ha predicato la fratellanza come Primo Comandamento. Tutti cattolici osservanti, timorosi dei Santi e del giudizio di Dio, tutti a Messa la domenica. Passando sopra al fratello che all’angolo della strada chiede l’elemosina.
Questo nostro, però, è buonismo. Va da sé che la genesi, non quella dell’Antico Testamento, doveva essere un’altra. Per chi fugge da guerra e fame, per chi accoglie. I flussi migratori hanno bisogno di essere guidati, regolamentati, trattati con l’onestà di chi ha a cuore il bene di tutti. Insomma come chiedere la grazia al boia. Nel frattempo, probabilmente, dobbiamo continuare a galleggiare nel promiscuo mare del caos. Da una parte gli inferociti giustizieri, quelli che ‘la colpa è sempre degli immigrati’, quelli che ‘prima gli italiani’; dall’altra gli irriducibili sognatori, quelli che ‘siamo tutti fratelli’, quelli che ‘il nemico è altrove’. E sperare che certi accanimenti possano non toccarci mai, anche se il dubbio del contrario c’è. E anche il rischio.
Un giorno ci stancheremo di credere che i suicidi degli imprenditori, dei padri e delle madri di famiglia siano causati dagli extracomunitari. Un giorno si potrà pensare che sia il Nord a togliere risorse al Sud, o viceversa. Fratelli contro, si salvi chi può.

Sembrano così lontani dalla realtà del nostro paese questi pensieri confusi. A Novoli in estate fa molto caldo, ma già all’imbrunire i bambini cominciano ad uscire con il pallone e gli amici. I bambini di Novoli sono fatti di mille sfumature di purezza, come tutti i fanciulli del mondo; a loro non importa affatto il colore del compagno di banco o di corsa e sudore. E neppure ai loro genitori. Novoli non è un paese razzista, ed esprime la propria solidarietà al ragazzo diciassettenne aggredito due giorni fa su una spiaggia del litorale leccese. Lo fa attraverso l’incipit del Presidente del Consiglio Comunale, Giovanni De Luca, che nella seduta del Consiglio di ieri (28/07) e a nome della Comunità ha dedicato parole di affetto e vicinanza al proprio concittadino. Lo fa attraverso una rete di sostegno reale che si è intensificato nelle ore successive all’accaduto. Qualcuno ha regalato un nuovo cellulare al ragazzo, qualcuno è andato a trovarlo in casa. Qualcuno ha consolato quella madre spaventata come ogni madre che ha rischiato di perdere il proprio figlio.

No. Novoli non è un paese razzista. E non è campanilismo da quattro soldi ma comprovata realtà. Novoli, adesso, aspetta verità e giustizia.

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